La casa coniugale rappresenta quello spazio fisico carico di emozioni e di significati affettivi che simboleggiano l’unione di due persone.

E’ lo specchio della loro identità di coppia e del loro progetto di vita insieme.

Talvolta la casa è una delle risorse più preziose che i coniugi possiedono: vi hanno investito tempo, denaro, aspettative e tanti sogni.

Poi, ad un certo punto della vita, arriva inesorabile il momento di dirsi addio ed insieme alle dispute per la separazione ed il divorzio inizia la controversia sulla casa coniugale.

Lasciare o vendere la casa coniugale che è stata la residenza familiare può essere molto doloroso, soprattutto quando vengono coinvolti i bambini.

 

Ma cosa dovrebbe fare una coppia che si sta separando con la casa coniugale?

 

Il buon senso porta ad alcune soluzioni semplici, spesso, però, impraticabili.

Ho visto alcune coppie optare per scelte come:

  •  continuare a vivere insieme nella stessa casa di cui si è comproprietari. Non è raro vedere ex coniugi che continuano a vivere insieme durante la fase della separazione o immediatamente dopo (c.d. separati in casa), per ammortizzare le spese o per tentare di “ammorbidire il colpo” sui bambini.
  • rilevare la quota dell’altro comproprietario. Questa opzione funziona solamente se si raggiunge un accordo tra i coniugi e se si ha una certa disponibilità economica.
  • vendere la casa prima della separazione o del divorzio. Questa è senza dubbio la soluzione meno conveniente per la maggior parte delle coppie che affrontano una separazione o un divorzio poiché richiede che le parti lavorino insieme per vendere la casa e che ciascuna di loro trovi una nuova sistemazione abitativa.
  • vendere la casa dopo il divorzio. Anche in questo caso ci vuole un accordo tra le parti che includa la nuova sistemazione degli ex coniugi e dei figli minori.

Ad ogni modo, se in sede di separazione i coniugi raggiungono un accordo, l’assegnazione della casa può essere liberamente decisa.

Ovviamente, per casa familiare deve essere considerato l’immobile in cui si è svolta la vita coniugale e familiare in modo stabile e continuo.

La casa familiare comprende il complesso di beni funzionalmente attrezzato per assicurare l’assistenza domestica della comunità familiare e rispondere alla esigenza di conservazione dell’habitat domestico” [Cass. 4 luglio 2011 n.14553]

Sono pertanto esclusi dalla definizione di casa familiare le cosiddette seconde case o altri immobili di cui i coniugi potevano avere la disponibilità o proprietà.

La regola generale prevede che la casa familiare sia assegnata al coniuge convivente con i figli minori o con i figli maggiorenni non economicamente autosufficienti

La finalità dell’assegnazione della casa è quella della tutela dei figli. La loro presenza, infatti costituisce una condizione essenziale affinché il giudice possa emanare un provvedimento di assegnazione della casa in sede di separazione.

 

Quali sono i diritti dell’assegnatario della casa coniugale?

 

Dire che il giudice nella separazione assegna la casa familiare ad uno di coniugi equivale a dire che il giudice conceda ad uno dei coniugi il godimento provvisorio della casa coniugale, tenuto conto delle esigenze dei figli.

Tale godimento, tuttavia, non va ad intaccare il diritto di proprietà o eventuali altri diritti reali e personali di cui godono i coniugi.

Si tratta di un diritto personale di godimento che è suscettibile di trascrizione nei registri della Conservatoria al fine di renderlo opponibile a eventuali terzi che volessero acquistare l’immobile.

 

E’ possibile l’assegnazione parziale della casa familiare?

 

Quando la situazione lo permette (immobile grande e divisibile), il giudice può assegnare ad un coniuge anche solo una porzione dell’immobile se è già diviso in due unità immobiliari indipendenti da formare autonome unità abitative.

Tale soluzione verrà adottata solamente se è in grado di realizzare l’interesse primario dei figli della coppia, ossia quello di mantenere rapporti significativi, duraturi ed equilibrati con entrambi i genitori.

 

Quando cessa il diritto di assegnazione della casa familiare?

 

Il godimento della casa familiare viene meno quando avvengono i seguenti fatti:

  • i figli non convivono più e diventano economicamente autosufficienti;
  • il coniuge assegnatario inizia una convivenza more uxorio nella casa o convola a nuove nozze;
  • il coniuge assegnatario cessa di abitare nella casa e trasferisce la sua residenza altrove.

Ovviamente la revoca non interviene in modo automatico, dovrà essere l’altro coniuge a rivolgersi al giudice e a far rilevare il venir meno del diritto di assegnazione.

Come vedi è nel tuo interesse concordare e risolvere direttamente con l’ex coniuge i problemi di proprietà e di assegnazione della casa familiare.

Ciò ti consentirà di avere il controllo della tua vita e di evitare i costi emotivi ed economici che necessariamente ti troverai ad affrontare per ricorrere al giudizio di un Tribunale.

 Chiama un avvocato esperto in diritto di famiglia per le tue domande sull’assegnazione della casa coniugale.

Hai bisogno di saperne di più? Contattaci: analizzeremo insieme la tua situazione attuale e ti aiuteremo a trovare la migliore soluzione per il tuo caso specifico.